PREMIOPOLI

(Mondadori, 1987)

La Commedia dei cinque personaggi in cerca dei premi

Premiopoli… come Monopoli. Premio letterario come gioco ma anche come Commedia, con i lettori in sala, i giurati sul palcoscenico, gli autori in passerella e gli editori appostati dietro le quinte.

Quanti aggettivi sono stati sprecati in tutti questi anni sui premi letterari? Inutili, effimeri, truccati, mondani, troppi, dispersivi, fatui, ridicoli, perfino dannosi. Ma nulla vale a turbarli, a scuoterli o a ridimensionarli. Solidi, inamovibili, incrollabili, sono tra i pochi fattori di continuità che possiede il nostro Paese.

Chi tuona di abolirli e chi risponde: “Gia, ma come?”. Quasi nessuno ormai li difende a spada tratta, senza riserve. Non c’è nessuno che, pur parlandone bene, non lo faccia usando una certa dose di ironia. Sono accusati di dare poca importanza all’opera premiata e molta a “chi” assegna il premio, a “dove” si svolge la manifestazione, a “come” e soprattutto “con chi”.

Nulla è riuscito a intaccarli, né le violente contestazioni sessantottine né i rifiuti clamorosi di scrittori affermati, né gli abbandoni improvvisi da parte di giurati illustri o di sponsor “sicuri”. Anzi, a dispetto delle critiche e delle accuse i premi invece di perdere d’importanza si stanno rapidamente moltiplicando. Come il chicco di riso sulla famosa scacchiera. Presto ne saremo sommersi e allora non basterà più un libro come questo per contenerne l’elenco ma ci vorrà un’enciclopedia intera.

Attualmente i riconoscimenti letterari sono arrivati a quota milleduecento e se si considera che nel nostro Paese vengono pubblicati ogni anno circa milletrecento titoli nuovi (del genere “romanzi e racconti” italiani,  prima edizione) è facile affermare che ogni libro che esce ha il suo premio che lo aspetta.